A Charles Baudelaire ciò che piaceva di più a teatro era il lampadario: “Un bell’oggetto luminoso, cristallino, complicato, circolare e simmetrico. Il lampadario m’è parso sempre l’attore principale, visto attraverso il lato grande o piccolo del binocolo”.

Una confessione di insofferenza e disagio per il teatro a lui contemporaneo. Confessione privata: non a caso affidata alle pagine del proprio diario. Baudelaire – grande poeta, pessimo drammaturgo – non sospettava di fornire al teatro uno dei modelli più potenti.

Quel bell’oggetto complicato è ciò che lo spettatore si trova davanti quando il teatro asseconda il proprio auspicabile destino.

In quel gioco di inquadrare dai due lati del binocolo è possibile esplorare la natura del lavoro a teatro: realizzare con le mani e la materia un’astrazione che prende corpo a distanza.

In ciò sta il senso luminoso e cristallino dell’insegnare e dell’apprendere un’arte che non prova alcun imbarazzo a essere ancella, consapevolmente razionale nel distillare anche la più folle delle follie.

Nati per delimitare lo spazio della parola e dell’azione, i fondali, le quinte, le scene dipinte in voga tempo fa, hanno stabilito una volta per tutte l’essenza stessa non della scenografia ma del teatro stesso.

Dipinte solo su un verso, quello rivolto verso il pubblico, e delimitate dal boccascena – come la cornice per il quadro – è il lato cieco che dichiara la loro artificialità e dà vita all’azione che vi si svolge davanti. Che risucchia in un vortice tutta la natura al di là del boccascena.

È ancora il lampadario di Baudelaire: circolarità e simmetria, virtù sommamente centripete: volte a ricondurre in scala un universo.

In un’epoca quasi solo centrifuga, è una sfida che vale la pena di raccogliere.

 

Curriculum

La Scuola di Scenografia dell’Accademia di Belle Arti di Urbino, ha favorito la realizzazione di allestimenti di mostre e spettacoli teatrali e lirici. In questo percorso, oltre alle esercitazioni (svolte nell’Aulateatro dell’Accademia che è uno spazio aperto alla sperimentazione e alla produzione), si è cercata la collaborazione con istituzioni operanti nel campo dello spettacolo, a cominciare dal Rossini Opera Festival con allestimenti del 2006 “Adelaide di Borgogna”, del 2010 “Demetrio e Polibio”, del 2012 “Il signor Bruschino”, del 2014 “Il barbiere di Siviglia”, e dal Conservatorio Rossini di Pesaro (Omaggio a Kurt Weill), dal Teatro la Fenice di Osimo (Trittico pucciniano), dal Teatro Sanzio di Urbino (Orfeo ed Euridice, La Calandria del Bibbiena su progetto di L. Ronconi), dal Teatro della Fortuna di Fano (Cavalleria rusticana, Gianni Schicchi, Il parlatore eterno, Don Pasquale, Stabat ispirato allo Stabat Mater di Pergolesi, Histoire du soldat)

Gli ultimi due progetti di Corso sono stati: “La Joie de vivre” allestito nella suggestiva chiesa barocca di San Filippo a Fossombrone (2023) e “All that Fall” al Teatro Sanzio di Urbino (2022).

Scuola di Scenografia

coordinatore

Prof. Massimo Puliani

 

Scuola di Scenografia

Via Timoteo Viti

 

 

Classroom Scuola di Scenografia

Codice: 2n4ppvj

(a cura del Presidente del Consiglio di Corso prof. Massimo Puliani)

 

Iscrizione tramite account istituzionale da richiedere al prof. Marco Ercolani

 

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