PRIMA PROVA
PITTURA COME?
A cura di Luigi Carboni
Inaugurazione sabato 15 marzo ore 18.00
Spazio TORRSO - Spazio per le arti visive - Pesaro, via Spada, 28 (angolo via Diaz)
Una mostra degli studenti del Triennio del Corso di Pittura
Amos Cozzucoli, Viola Crociani, Stefano De Martino, Alessia Lipomani, Riccardo Morandi, Sylvì Piccioni, Lorenzo Saveriano
"Come ci ha insegnato più volte la storia dell’arte, la pittura è come la fiaba della “Bella addormentata” prima o poi arriva il principe, la bacia e lei si risveglia.
Esaminando il panorama attuale della produzione artistica in pittura, non troviamo un modo dominante di osservare l’arte, oggi non vi è uno stile consistente, i generi sono decaduti, l’arte richiede un carattere trasversale, tende alla mescolanza, elimina le gerarchie, previlegiando solo una storia dell’arte dell’intensità.
Nessuna forma artistica è testimonianza di verità.
Vi è quindi una flessibilità che l’arte contemporanea reclama, nessun modo di osservarla è sufficiente; la natura frammentaria, delle varie ipotesi, ritrae perfettamente quella della nostra epoca, un’unione di opposti che convivono nella loro diversità, con tutte le incertezze e contraddizioni.
Gli studenti selezionati per questa mostra appartengono tutti al triennio del corso di Pittura, la scelta degli allievi è ricaduta su quelli che non hanno mai partecipato precedentemente alle mostre organizzate dall’istituzione insieme al Comune di Pesaro Surprize, grazie a questo progetto espositivo allo Spazio Torrso gli studenti potranno mettersi per la prima volta alla prova, un modo per far capire che l’arte è qualcosa di vivo, che fare l’artista è una professione, che ha un riconoscimento e che fa parte di un sistema, il sistema dell’arte.
In questo allestimento le opere degli studenti si susseguono perfettamente dispiegate, raccontandoci una porzione di mondo nella pluralità degli stili e delle tendenze, cercando di aprirsi a tantissime possibilità e direzioni diverse.
Amos Cozzucoli dà vita a creazioni che interrogano la tradizione pittorica, adottando uno stile classico, un groviglio di corpi, nebulosi che si sovrappongono e prendono forma.
L’autore, con pennellate precise distorce le immagini rendendole amorfe, dipinge le deformazioni con abilità trasmettendo una intensa artificiosità e un senso di decadenza fisica che conferisce all’opera un effetto di instabilità dove la realtà risulta esitante e la malinconia diventa la forza emotiva trainante del dipinto.
Nelle sue opere Viola Crociani, fonde in modo inconsueto immagini di fiori su superfici minimali iridescenti, tende a costruire una dialettica tra entità opposte: tra astratto e figurativo, tra forma e finzione, tra superficie e profondità.
L’autrice predilige soggetti convenzionali come composizioni floreali: bouquet ibridi, ornamentali che richiamano all’arte tradizionale giapponese e ad elementi liberty.
Le tele ricordano le decorazioni delle carte da parati, come a suggerire la loro irrilevanza, l’opera simula sé stessa in una consapevole assenza di protagonismo svelando una delicata sensualità che invade il terreno delle emozioni riuscendo ad esprimere una bellezza effimera.
Nei suoi dipinti, Stefano De Martino aggredisce la realtà attraverso un segno ruvido e vigoroso, dove, l’emozione del gesto, della materia e del colore ci portano al cuore del processo pittorico.
Nell’incontro tra l’autore e la pittura, appare evidente la matrice ancestrale: frammenti di realtà, corpi e volti, mitici e simbolici si presentano sulla tela, attraverso collegamenti mancanti, narrazioni disgiunte e prospettive improbabili, mettendo a nudo la componente espressiva e vitale dell’opera, annullando la distanza tra causa ed effetto, tra gesto e controllo, tra velocità e rallentamento.
Alessia Lipomani presenta nelle sue opere elementi figurativi che dipinge con uno stile evocativo, creando associazioni narrative che traggono ispirazione dal vocabolario formale dell’astrazione tardo-moderna abbinata all’estetica surrealista.
L’accostamento dei vari elementi: fiori improbabili, bocche dilatate e occhi enormi creano una atmosfera fantastica e magica,
le immagini utilizzate sono ridotte ad archetipi caricaturali, i cui modelli originali risultano molti lontani.
Al dipinto aggiunge un elemento plastico a suggerire una varietà di associazioni diverse, ricorrendo a una vasta gamma di stili, senza fare distinzione tra arte e storia dell’arte.
Nelle sue opere Riccardo Morandi adotta uno stile classico, dal gusto gotico.
Le sue creazioni interrogano la tradizione pittorica, coniugando l’abilità del passato con le contaminazioni del presente.
La sua fervida immaginazione costruisce quadri minuziosi e terrificanti, densi di allusioni ispirati ai dipinti di Bosch.
Nelle sue opere compaiono diversi personaggi deformi e grotteschi descritti nei minimi dettagli, atti di tortura, violenza e oscenità, un’illustrazione moderna e kitsch dell’inferno Dantesco.
L’autore dimostra di conoscere bene le crudeltà dell’animo umano, con abilità affonda il suo pennello, descrivendo il tragico affresco della condizione umana.
Nelle sue opere Sylvì Piccioni indaga il tema del paesaggio, evocando la realtà come se fosse un’immagine riflessa, fonde in modo inconsueto il vocabolario tradizionale, dal figurativo all’astratto, dall’astratto al decorativo.
L’energia cromatica e l’inclinazione al colore saturo, danno al dipinto una esuberante vitalità, l’autrice preferisce non esagerare con i dettagli, lo spazio compositivo risulta rarefatto, riducendo al minimo le sue rappresentazioni, dando visibilità alle forme e al suo vuoto, definendo nella componente espressiva il valore poetico dell’opera, che rivendica un atteggiamento contemplativo.
Lo stile di Lorenzo Saveriano si caratterizza per una scelta riduttiva legata all’arte grafica, un disegno a sanguigna simile a un tatuaggio si sviluppa su due fogli di compensato, attraverso un gesto segnico semplificato, costruisce un grande volto che annulla ogni intento narrativo, scegliendo un approccio ironico intriso di un certo humor.
Lorenzo elabora la forma con gli strumenti di un artigiano, mettendo in discussione i confini tra arte maggiore e minore, alternando buono e cattivo gusto, l’opera è caratterizzata da una figurazione che induce al fumetto, un’immagine al limite del calligrafico, visione ironica e leggera dell’arte".
Luigi Carboni