Seminario laboratoriale
L'immagine dentro di noi - Il ritratto

Laboratorio di Scultura - 1° piano sede di via Giro del Cassero

 

Preparazione delle armature per le sculture e inizio delle copie dal vero in creta
17 dicembre 2024 ore 9:00 - 18:00

Copia dal vero
18 dicembre 2024 ore 14:00 - 18:00

Finitura copia dal vero
19 dicembre 2024 ore 14:00 - 18:00

Preparazione modello per la cottura in forno
esercitazione di formatura per alcuni prototipi.
20 dicembre 2024 ore 9:00 - 18:00

 

2 CFA (per le 4 giornate di workshop)

 

a cura del:
Prof. Marco Scifo
docente di Scultura al triennio presso l’Accademia di Belle Arti di Urbino

 


Seminario teorico
L'immagine dentro di noi - Il ritratto

Scuola di Scultura - 1° piano sede di via Giro del Cassero

 

Primo incontro corale “l’Autoritratto”
In collaborazione con il Prof. Maurizio Cesarini
18 dicembre 2024 ore 10:00 - 13:00

L’incontro analizzerà la tematica dell’autoritratto come assunto identitario.
La questione trattata si sviluppa attorno al tema di definizione identitaria assumendo letture trasversali all’arte per una determinazione del Soggetto come origine della rappresentazione di sé. Oltre che una introduzione teorica, si faranno riferimenti ad artisti che hanno trattato tale tematica, cercando di
individuare una possibile lettura ampliata del loro lavoro.

 

Prof. Maurizio Cesarini
docente di Anatomia dell’Immagine al biennio specialistico e Anatomia Artistica al triennio presso l’Accademia di Belle Arti di Urbino

 

1/2 CFA

 

Secondo incontro corale “Il Ritratto come dati”
In collaborazione con il Prof. Giuseppe Lana e gli allievi del suo corso.
19 dicembre 2024 ore 10:00 - 13:00

L’incontro analizzerà come il "ritratto" può riferirsi a diversi concetti, a seconda del contesto in cui viene utilizzato. Il ritratto pittorico ad esempio è una forma d'arte che ha radici antiche e rappresenta una delle modalità più celebri di catturare l'essenza di una persona.
Si tratta di un'opera che può variare per stile, tecnica e intensità emotiva, a seconda dell'artista e del periodo storico in cui è realizzata.
Il ritratto in pittura così come in scultura e fotografia, è un campo ricco e variegato, che continua ad evolversi, riflettendo cambiamenti culturali, sociali e individuali. Non è più solo un modo per immortalare un momento una persona, ma diventa un mezzo per esplorare la complessità dell'identità umana.
Esaminando il nostro periodo storico, trovo interessante analizzare come gli artisti del XXI sec. siano riusciti a contestualizzare il ritratto in diversi contesti sociali, culturali e politici.
Il ritratto nella contemporaneità si presenta dinamico e in continua evoluzione, caratterizzato dalla fusione di artisti, tecnologie e diverse analisi culturali.
Gli artisti ci invitano anche a riflettere sulle nostre identità e relazioni in un contesto globale sempre più complesso. Questa ricchezza e varietà rendono il ritratto contemporaneo un tema di grande rilevanza e interesse nell'arte attuale.
Durante il seminario si analizzeranno i lavori di artisti contemporanei come Cindy Sherman, Paul McCarthy, Tony Oursler, Nari Ward, Thomas Ruff, Jenny Saville, Lizzie Fitch & Ryan Trecartin, Kadder Attia, Amalia Ulman, Ed Atkins, Rachel Maclean e tanti altri.

 

Prof. Giuseppe Lana
docente di Pittura al biennio specialistico
presso l’Accademia di Belle Arti di Frosinone

 

1/2 CFA

 

L'immagine dentro di noi - Il ritratto è il primo step del modulo di insegnamento relativo all’approfondimento del linguaggio visivo dell’a.a. 2024/25.
Abbiamo rubato questo titolo ad Alfred Stieglitz, che con la sua fotografia ha rivoluzionato il modo di concepirla, con immagini che sono il riflesso di ciò che in lui già esiste…
L’origine del ritratto si perde nella notte dei tempi; l’impulso dell’uomo a fissare l’immagine di sè stesso e degli altri, attraverso una rappresentazione è un’esigenza primordiale che sin dalle rappresentazioni murarie, che ritraevano l’uomo durante il rito della caccia sulle pareti delle caverne qualche centinaio di migliaia di anni fa, danno vita ai soggetti oltre alla figurazione di essi stessi.
Ritrarre e ritrarsi sono due atti divenuti quotidiani per milioni di persone, in certi casi ossessivi, come per l’esigenza presenzialista nei social media che denotano il bisogno compulsivo di esserci. Ma cosa rimane dopo che le nostre apparenze si sono tradotte in immagine?
Il ritratto è una figurazione, non nel senso di rappresentazione della figura, ma nel senso molto più forte e attivo di creazione di una forma, che occupa uno spazio.
Nell’arte contemporanea il ricorso al ritratto come genere, si traduce in una riflessione consapevole sul problema dell’identità personale o sociale.
Sintetizzando, il ritratto è in generale ogni rappresentazione di una persona, a volte somigliante; un archetipo come profonda descrizione “letteraria” di una persona.
Il ritratto non è necessariamente una riproduzione meccanica di ciò che vediamo, come lo è invece un calco su di un volto, e persino la fotografia, pur filtrata dall’obbiettivo di una macchina, mantiene intrinseca la soggettività di chi la adopera.
Nel ritratto entra in campo la sensibilità dell'artista e il suo processo creativo; prima del gesto artistico, si manifesta la necessaria scelta del soggetto, della posa, della finalità che avrà la sua opera.
Nella storia si sono succedute intuizioni sempre nuove o scelte che lo hanno reso unico. La presenza o assenza del ritratto fisiognomico in determinate civiltà (che pure possedettero mezzi artistici sufficienti per produrne) non è una semplice questione di gusto verso l’una o l'altra forma artistica, bensì vi entrano in gioco particolari condizioni mentali e ideologiche riflesse negli sviluppi e le condizioni delle società dove operarono gli artisti.
Facendo un passo indietro di qualche millennio… assieme alla scoperta dello spazio pittorico, la creazione del vero ritratto fisiognomico è una dei più grandi traguardi della civiltà greca; ma prima di arrivare a questo risultato i greci conobbero sia il ritratto "intenzionale" che quello "tipologico". La ritrattistica greca è a noi nota attraverso le copie romane, essendo in massima parte nata in bronzo, un materiale che venne sistematicamente riutilizzato durante la "fame di metalli” successiva al crollo dell'economia ellenistico-romana.
I più grandi maestri come: Piero della Francesca, Antonello da Messina, Sandro Botticelli, Leonardo da Vinci, Tiziano, Raffaello, etc. ... si dedicarono al ritratto, con qualche eccezione, come Michelangelo, che non riprodusse mai effigie veritiere di personaggi, se non forse con intenti denigratori nel Giudizio Universale.
Alcuni ritratti raggiunsero straordinari effetti psicologici, come l'emblematica Monna Lisa.
L'incredibile galleria di tipi umani che ci ha lasciato Bernini, oltre a rivelarci una straordinaria sensibilità di analisi psicologica, permette di risalire alla rete di relazioni professionali e umane che costituivano la vita dell'artista. Inoltre, nel loro insieme, ci offrono uno spaccato molto attendibile dell'ambiente aristocratico di quegli anni. Un altro aspetto importante riguarda il rapporto con la realtà e in particolare il tema della somiglianza al soggetto. Per chiarire l'atteggiamento dell'artista alle prese con il ritratto ci viene in aiuto lo stesso Bernini che sosteneva che per poter cogliere la vera essenza di una persona bisogna studiarla nella sua vita di tutti i giorni e nelle occupazioni e atteggiamenti abituali, e non attraverso una messa in posa artificiale. Da testimonianze dirette sappiamo che Bernini frequentava i suoi personaggi per osservarli in movimento, nei vari momenti della giornata. In queste occasioni realizzava una serie di schizzi, studi, disegni e bozzetti in argilla dei suoi modelli, fino ad ottenere una specie di reportage visivo. Questa accurata documentazione gli serviva per familiarizzare con il suo soggetto, e comprendere la sua personalità. I bozzetti avevano quindi un puro scopo conoscitivo e non venivano più utilizzati nell'esecuzione in marmo, poiché Bernini non voleva rinunciare alla spontaneità di atteggiamenti ed espressioni e sosteneva di non voler copiare sé stesso ma creare un originale.
Spostando la nostra attenzione verso un aspetto significativo, di tipo psicanalitico, che può definire il concetto dell’autoritratto, mettiamo una lente sull'affermazione di Arthur Rimbaud: "Io è un altro" che è estremamente significativa, tanto che lo stesso Lacan recupera il concetto nell'ambito dello stadio dello specchio dove l'identificazione avviene sul piano immaginario del riflesso. Ciò che vedo di me in un autoritratto è in fondo un altro, così che possiamo leggere questa modalità artistica come una sorta di ritratto assoluto. Molti artisti hanno lavorato su questo concetto, ad esempio Gillian Wearing che nel 2003 realizza una serie di autoritratti con maschere di silicone che riproducono esattamente il volto di suoi famigliari (madre, sorella, etc.) e dove l'unico elemento appartenente all'artista sono gli occhi. Oppure possiamo pensare alle performance di Urs Luthi e in particolare un autoritratto del 1972 dove con il trucco assume una identità androgina dichiarando "Sarò il tuo specchio" suggerendo al fruitore di identificarsi con l'immagine che l'artista propone di sé.
Possiamo, tra gli altri, citare anche esempi quali quelli di Bill Viola nel video autoritratto sommerso, o Jemima Stehli che lavora sull'identità e lo stereotipo femminile, oppure la stessa Orlan che lavora su di una identità metamorfica.

 

Prof. Marco Scifo
Docente di Scultura - Accademia di Belle Arti di Urbino

Vedi anche
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