Mentre la memoria storica si assottiglia paurosamente, rievocare il 25 Aprile come giorno della redenzione della nazione italiana dalla dittatura fascista terminata con la coda infausta della Repubblica di Salò, della guerra civile, della battaglia resistenziale sui fronti del nord Italia dove resisteva l’occupazione nazista sotto il governatorato italo-tedesco del Duce decaduto, significa ricordare a giovani tanto lontani dai fatti rievocati, per generazione, che il terrore è in un certo senso immodificabile.
Che in molte aree del nostro pianeta contemporaneo lo stato di diritto è un’opinione e in esse si reiterano pratiche di terrore senza mezze misure, tecniche di tortura talora più spietate e brutali di quelle mostrate da Roberto Rossellini in Roma città aperta nella sequenza delle sevizie al torturato. L’hitlerismo, purtroppo, non è stato il culmine, il top, anche senza voler fare livellamenti approssimativi.
A voi giovani studenti dell’Accademia di Belle Arti di Urbino, a voi giovani inquieti e inquietatati, giustamente, della “generazione pianeta”, sono dedicate queste modestissime osservazioni; unitamente alla raccomandazione di rivedere Salò (1975) di Pier Paolo Pasolini e di leggere la poesia di Eugenio Montale La primavera hitleriana (nella raccolta La Bufera e altro, 1957), dove il poeta rievoca l’incontro tra Mussolini e Hitler, avvenuto a Firenze nel 1938, durante la visita ufficiale del Capo nazista che fu ‘primavera’ per l’appunto, del futuro l’Asse Roma-Berlino-Tokio nella successiva entrata in guerra. Da rivedere anche Il grande dittatore di Chaplin (1940).
Luca Cesari